Scalare il Sacro Monte e rivedere Maria

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Siamo in provincia di Salerno, a 1705 metri di altezza, nel parco nazionale più grande d’Italia, quello del Gelbison, Diano e Alburni: si tratta di una grande opportunità spirituale e di amore per la natura. Qui, pochi anni dopo il Mille, inizia una storia di fede che ha unito cristiani di Oriente e Occidente. Il Santuario è il punto di incontro di tre regioni: Basilicata, Calabria e Campania, luoghi che storicamente hanno ospitato i monaci italo-greci. La tradizione non si è mai interrotta ed ancora oggi, nel periodo che va dall’ultima domenica di maggio alla seconda di ottobre – mesi dedicati a Maria -, sono in migliaia a salire il monte per pregare e trascorrere una giornata di pace. Una parte sicuramente importante è svolta dalla natura che da sempre incanta chi ha la sorte di conoscere e visitare questa fetta poco nota d’Italia. Faggi, ontani, e più in alto sorbi montani, riservano una sorpresa eccezionale a chi decide di recarsi in uno dei santuari collocato alle maggiori altezze in Italia. Solo il rumore dei ruscelli accompagna i passi dei pellegrini che, come vuole la tradizione, partono durante la notte per giungere di mattina presto al monte. In passato le “comitive” iniziavano il cammino anche alcuni giorni prima per arrivare all’alba a dare la loro lode alla Madonna. Oggi una comoda strada permette alle auto e anche a piccoli bus di arrampicarsi sino alla cima.
Il pellegrinaggio è anche festa e tradizione antica. Il rettore don Carmine Troccoli accogliendo le “comitive”, benedice le “cente”, costruzioni a forma di barca con ceri e immagini mariane. Le portano le donne, ma anche i giovani, per penitenza. Alcuni arrivano scalzi.
di Nicola Nicoletti